Analfabetismo strutturale, di ritorno e illeteratismo: quali differenze e come condizionano la vita quotidiana.
Alla luce della morte di Tullio De Mauro, grande uomo di cultura che in un modo o in un altro ha dato spunti alla scienza pedagogica grazie alla linguistica:
"Utilizziamo solo in parte le potenzialità di comunicazione che ci offrono il linguaggio e la parola. Possiamo fare ancora molti passi avanti sulla via della comprensione reciproca e dell’intelligenza del mondo, purché l’uso del linguaggio sia anche educazione alla parola."
Appare impossibile non affrontare l'analfabetismo strutturale e di ritorno in età adulta, tema da sempre conosciuto nel mondo accademico e tornato alla ribalta da giornali di illustre calibro come il Sole 24 Ore. Tullio De Mauro, da linguista, studiava l'analfabetismo, un grande artista che ha lasciato alla scuola ed alla società un'eredità culturale senza precedenti.
Personalmente è sui banchi dell'Università che ho sentito parlare di analfabetismo funzionale e di ritorno durante un'esame di pedagogia sperimentale: l'analfabetismo in tal caso non era ricondotto all'incapacità da parte delle persone adulte di non saper leggere, scrivere e far di conto, piuttosto il non saper utilizzare in modo adeguato e sufficiente le abilità di calcolo, scrittura e lettura nella vita quotidiana. Il primo possiamo ricondurlo alla "storia della scuola e della società Italiana" nel senso che prima, "una volta" i nostri nonni, sapevano a malapena firmare un documento: lo studio toglieva le braccia dai campi per poi comprendere che solo attraverso di esso era possibile migliorare la qualità della propria vita. Nel secondo caso, oggi, chi più e chi meno è alfabetizzato in base ai gradi di istruzione, ma nel nostro quotidiano, spesso, troviamo delle difficoltà:
"Quando si è analfabeti, non si è per nulla in grado di leggere o scrivere. In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di una base dell'alfabetizzazione (capacità di leggere e scrivere testi nella sua lingua nativa), ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile. In breve, quando sono posti di fronte a materiali stampati, gli adulti funzionalmente analfabeti non possono operare efficacemente nella società moderna e non possono svolgere adeguatamente compiti fondamentali come compilare correttamente una domanda d'impiego, comprendere un contratto legalmente vincolante, seguire le istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l'orario di un autobus. L'analfabetismo funzionale limita gravemente anche l'interazione con le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ad es. usare un personal computer per lavorare efficientemente con un'applicazione per la videoscrittura o i fogli di calcolo)."
Quale tipo di analfabeta?
L'Indire, L'Istituto Nazionale di Documentazione e Ricerca in ambito Educativo, da sempre studia l'analfabetismo:
Stando solo all'uso che se ne fa nella letteratura specializzata, potremmo riferirci a:
L'illetteratismo e Analfabetismo di ritorno:
L'illetteratismo e l'analfabetismo sono fenomeni osservabili nei paese industrializzati. Descirvono la situazione di adulti che parlano la lingua del paese o della regione in cui vivono, che hanno frequentato la scuola obbligatoria (almeno per 9 anni) e che padroneggiano male le competenze di base, leggere, scrivere e fare calcoli.
I Dati sono stati forniti dal progetto ALL (Adult Literacy and Lifeskills, Letteratismo e abilità per la vita), dedicato specificamente all'analfabetismo funzionale, nell'ambito di una ricerca comparativa internazionale promossa dall'OCSE. Le indagini svolte sulla situazione italiana nel 2003-2004 su un campione della popolazione compresa tra 16 e 65 anni hanno denunciato un quadro non brillante: su tre livelli di competenza alfabetica funzionale (inferiore, basilare e superiore) il 46,1% degli italiani è al primo livello, il 35,1% è al secondo livello e solo il 18,8% è a un livello di più alta competenza
Il linguista Tullio de Mauro cita vari studi, concludendo che nel 2008 soltanto il 20% della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea. Parallelamente ad altri studi, dopo le anticipazioni divulgate attraverso la stampa nel marzo 2013, sono stati diffusi i risultati del PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) sulle competenze degli adulti, un'indagine internazionale promossa dall'OCSE/OCDE che analizza il livello di competenze fondamentali della popolazione tra i 16 e i 65 anni in 24 paesi. Anche in questo caso l'Italia non se la passa benissimo.
Le informazioni messe a disposizione dall'indagine sono ricche e molteplici. L'inchiesta sulle competenze degli adulti (PIAAC) pone l'Italia all'ultimo posto nella graduatoria dei paesi partecipanti rispetto alla percentuale degli individui intervistati che ottengono un punteggio al livello intermedio (3) o superiore (4 o 5) nella scala delle competenze linguistiche. In particolare, solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistica 4 o 5 – i più alti – contro l'11,8% della media dei 24 paesi partecipanti ed il 22,6% del Giappone, il paese in testa alla classifica. Il 26,4% raggiunge il livello 3 di competenza linguistica, mentre il 27,7% degli adulti italiani possiede competenze linguistiche di livello 1 o inferiore, contro solo il 15,5% della media dei paesi partecipanti.
Ricordo bene l'indagine, fra l'altro in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in quanto mise noi futuri "pedagogisti" in un ottica di porsi domande per trovare possibili strategie e soluzioni per il futuro tradotte in azioni formative utili all'interno di una progettazione formativa squisitamente europea.
Sempre secondo l'OCSE, l'impatto dell'analfabetismo funzionale sulla società odierna è devastante. Molti italiani si informano (o non si informano) lavorano (o non lavorano) votano (o non votano) con un livello di competenze di analisi elementare.
Saper leggere un grafico, appassionarsi e riassumere un testo scritto, comprendere una polizza assicurativa, capire in toto un atto notarile, comprendere il senso di un articolo su un quotidiano, significa saper costruire un' analisi critica che tenga conto anche dell'impatto diretto, indiretto, sociale, a medio o lungo periodo su fatti e avvenimenti della vita quotidiana. Un analfabeta funzionale quindi riconduce, per esempio, una notizia alla sola esperienza personale senza una reale verifica e attendibilità.
Un altro studio intitolato LITERACY AT WORK ( Analfabetismo sul lavoro) pubblicato dal Northeast Institute nel 2001 ha attribuito che le perdite economiche attribuite a questo tipo di analfabetismo ammontano a miliardi di dollari all'anno causati da errori e incidenti sul lavoro.
Questa corrispondenza ci suggerisce che, paesi con un basso livello di analfabetismo funzionale siano con il più alto indice di alfabetizzazione civica e che le scuole concorrano in modo sorprendente al raggiungimento minimo degli obbiettivi didattici.
E' vero, i dati e le ricerche fornite sono "vecchiotte" ma rendono bene l'idea del fenomeno che tutt'oggi persiste.
Ed io sciocca che ancora mi stupisco quando vedo condividere sulla mia bacheca post di notizie "bufale", cancro curato col bicarbonato, scie chimiche, oroscopi, catene di ogni genere, omeopatia, fantapolitica, commenti demenziali .... . Mi rendo conto che certe sciocchezze non sono solo riconducibili al caldo o alla luna storta .... .
http://www.lituraterre.org/ILLETTERATISMO-quale_tipo_di_analfabetismo.htm
http://www.giornaledilipari.it/de-mauro-il-linguista-che-studiava-lanalfabetismo-di-ritorno/
Wikipedia: analfabetismo funzionale
www.Indire.it
Il sole 24 Ore
Ricerca OCSE Pisa
Immagine: Google immagini Film: Attimo fuggente
"Utilizziamo solo in parte le potenzialità di comunicazione che ci offrono il linguaggio e la parola. Possiamo fare ancora molti passi avanti sulla via della comprensione reciproca e dell’intelligenza del mondo, purché l’uso del linguaggio sia anche educazione alla parola."
Appare impossibile non affrontare l'analfabetismo strutturale e di ritorno in età adulta, tema da sempre conosciuto nel mondo accademico e tornato alla ribalta da giornali di illustre calibro come il Sole 24 Ore. Tullio De Mauro, da linguista, studiava l'analfabetismo, un grande artista che ha lasciato alla scuola ed alla società un'eredità culturale senza precedenti.
Personalmente è sui banchi dell'Università che ho sentito parlare di analfabetismo funzionale e di ritorno durante un'esame di pedagogia sperimentale: l'analfabetismo in tal caso non era ricondotto all'incapacità da parte delle persone adulte di non saper leggere, scrivere e far di conto, piuttosto il non saper utilizzare in modo adeguato e sufficiente le abilità di calcolo, scrittura e lettura nella vita quotidiana. Il primo possiamo ricondurlo alla "storia della scuola e della società Italiana" nel senso che prima, "una volta" i nostri nonni, sapevano a malapena firmare un documento: lo studio toglieva le braccia dai campi per poi comprendere che solo attraverso di esso era possibile migliorare la qualità della propria vita. Nel secondo caso, oggi, chi più e chi meno è alfabetizzato in base ai gradi di istruzione, ma nel nostro quotidiano, spesso, troviamo delle difficoltà:
"Quando si è analfabeti, non si è per nulla in grado di leggere o scrivere. In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di una base dell'alfabetizzazione (capacità di leggere e scrivere testi nella sua lingua nativa), ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile. In breve, quando sono posti di fronte a materiali stampati, gli adulti funzionalmente analfabeti non possono operare efficacemente nella società moderna e non possono svolgere adeguatamente compiti fondamentali come compilare correttamente una domanda d'impiego, comprendere un contratto legalmente vincolante, seguire le istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l'orario di un autobus. L'analfabetismo funzionale limita gravemente anche l'interazione con le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ad es. usare un personal computer per lavorare efficientemente con un'applicazione per la videoscrittura o i fogli di calcolo)."
Non si tratta quindi di analfabetismo strictu senso, piuttosto di persone che sanno leggere, scrivere e contare benissimo, ma che tali abilità vengono utilizzate in modo poco ottimale nella vita quotidiana.
Quale tipo di analfabeta?
L'Indire, L'Istituto Nazionale di Documentazione e Ricerca in ambito Educativo, da sempre studia l'analfabetismo:
Stando solo all'uso che se ne fa nella letteratura specializzata, potremmo riferirci a:
- alfabeti (individui a rischio alfabetico);
- analfabeti/analfabetismo - di fatto - (coloro che non posseggono nessun titolo di studio e non sanno né leggere né scrivere);
- illetterati/illetteratismo (condizione di un individuo che pur possedendo un minimo repertorio di lettura e scrittura, non è in grado di utilizzare il linguaggio scritto per ricevere o per formulare messaggi);
- analfabeti di ritorno (coloro che sono esposti a rischio alfabetico verticale che comporta il regresso al titolo di studio inferiore quando esso non sia stato esercitato convenientemente per cinque anni);
- semianalfabeti (possessori della sola licenza elementare che nella nostra società significa non avere la pur minima possibilità di inclusione sociale, culturale).
- analfabeti funzionali (coloro che non sanno utilizzare le abilità di base per poter esprimere il loro diritto di cittadinanza).
L'illetteratismo e Analfabetismo di ritorno:
L'illetteratismo e l'analfabetismo sono fenomeni osservabili nei paese industrializzati. Descirvono la situazione di adulti che parlano la lingua del paese o della regione in cui vivono, che hanno frequentato la scuola obbligatoria (almeno per 9 anni) e che padroneggiano male le competenze di base, leggere, scrivere e fare calcoli.
Le cause sono molteplici e hanno origine soprattutto nell'ambito familiare, scolastico, personale e relazionale. Le conseguenze si manifestano a livello individuale (mancanza di fiducia in sé, difficoltà nella vita di tutti i giorni, scelta professionale limitata) e sociale (diminuzione della coesione sociale, insorgere di una società a due velocità, ostacoli nell'esercizio dei diritti civici). L'illetteratismo si distingue dall'analfabetismo: quest'ultimo riguarda le persone che non hanno mai frequentato scuole e che non hanno pertanto avuto la possibilità di imparare a leggere, scrivere e fare calcoli.
In Italia
L'Italia non se la passa molto bene.
L'Italia non se la passa molto bene.
I Dati sono stati forniti dal progetto ALL (Adult Literacy and Lifeskills, Letteratismo e abilità per la vita), dedicato specificamente all'analfabetismo funzionale, nell'ambito di una ricerca comparativa internazionale promossa dall'OCSE. Le indagini svolte sulla situazione italiana nel 2003-2004 su un campione della popolazione compresa tra 16 e 65 anni hanno denunciato un quadro non brillante: su tre livelli di competenza alfabetica funzionale (inferiore, basilare e superiore) il 46,1% degli italiani è al primo livello, il 35,1% è al secondo livello e solo il 18,8% è a un livello di più alta competenza
Il linguista Tullio de Mauro cita vari studi, concludendo che nel 2008 soltanto il 20% della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea. Parallelamente ad altri studi, dopo le anticipazioni divulgate attraverso la stampa nel marzo 2013, sono stati diffusi i risultati del PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) sulle competenze degli adulti, un'indagine internazionale promossa dall'OCSE/OCDE che analizza il livello di competenze fondamentali della popolazione tra i 16 e i 65 anni in 24 paesi. Anche in questo caso l'Italia non se la passa benissimo.
Le informazioni messe a disposizione dall'indagine sono ricche e molteplici. L'inchiesta sulle competenze degli adulti (PIAAC) pone l'Italia all'ultimo posto nella graduatoria dei paesi partecipanti rispetto alla percentuale degli individui intervistati che ottengono un punteggio al livello intermedio (3) o superiore (4 o 5) nella scala delle competenze linguistiche. In particolare, solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistica 4 o 5 – i più alti – contro l'11,8% della media dei 24 paesi partecipanti ed il 22,6% del Giappone, il paese in testa alla classifica. Il 26,4% raggiunge il livello 3 di competenza linguistica, mentre il 27,7% degli adulti italiani possiede competenze linguistiche di livello 1 o inferiore, contro solo il 15,5% della media dei paesi partecipanti.
Ricordo bene l'indagine, fra l'altro in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in quanto mise noi futuri "pedagogisti" in un ottica di porsi domande per trovare possibili strategie e soluzioni per il futuro tradotte in azioni formative utili all'interno di una progettazione formativa squisitamente europea.
Sempre secondo l'OCSE, l'impatto dell'analfabetismo funzionale sulla società odierna è devastante. Molti italiani si informano (o non si informano) lavorano (o non lavorano) votano (o non votano) con un livello di competenze di analisi elementare.
Saper leggere un grafico, appassionarsi e riassumere un testo scritto, comprendere una polizza assicurativa, capire in toto un atto notarile, comprendere il senso di un articolo su un quotidiano, significa saper costruire un' analisi critica che tenga conto anche dell'impatto diretto, indiretto, sociale, a medio o lungo periodo su fatti e avvenimenti della vita quotidiana. Un analfabeta funzionale quindi riconduce, per esempio, una notizia alla sola esperienza personale senza una reale verifica e attendibilità.
Un altro studio intitolato LITERACY AT WORK ( Analfabetismo sul lavoro) pubblicato dal Northeast Institute nel 2001 ha attribuito che le perdite economiche attribuite a questo tipo di analfabetismo ammontano a miliardi di dollari all'anno causati da errori e incidenti sul lavoro.
Questa corrispondenza ci suggerisce che, paesi con un basso livello di analfabetismo funzionale siano con il più alto indice di alfabetizzazione civica e che le scuole concorrano in modo sorprendente al raggiungimento minimo degli obbiettivi didattici.
E' vero, i dati e le ricerche fornite sono "vecchiotte" ma rendono bene l'idea del fenomeno che tutt'oggi persiste.
Ed io sciocca che ancora mi stupisco quando vedo condividere sulla mia bacheca post di notizie "bufale", cancro curato col bicarbonato, scie chimiche, oroscopi, catene di ogni genere, omeopatia, fantapolitica, commenti demenziali .... . Mi rendo conto che certe sciocchezze non sono solo riconducibili al caldo o alla luna storta .... .
http://www.lituraterre.org/ILLETTERATISMO-quale_tipo_di_analfabetismo.htm
http://www.giornaledilipari.it/de-mauro-il-linguista-che-studiava-lanalfabetismo-di-ritorno/
Wikipedia: analfabetismo funzionale
www.Indire.it
Il sole 24 Ore
Ricerca OCSE Pisa
Immagine: Google immagini Film: Attimo fuggente
Articolo molto utile, grazie!
RispondiEliminaGrazie mille a te!
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