Girovagando su internet, spesso mi sono trovata di fronte ad articoli in cui è diffusa la convinzione che per aumentare la qualità dell'offerta didattica e formativa sia necessario attivare sul gruppo classe principi e metodi psicopedagogici recenti.
In realtà ci troviamo ad affrontare uno scenario variegato, dove di fatto i bisogni educativi speciali tanto cari alla legge 104 del 92 ed in aumento, vengono definiti e delineati. Ma esiste un buon 10-15% di ragazzi (e adulti) che incontrano difficoltà di apprendimento e relazionali dovuti alla mancanza di motivazione, stimoli e quanto altro, provocati dall'ambiente che li circonda.
Di fatto i recenti studi, definiscono i confini fra i veri e propri disturbi di apprendimento (dislessia, attenzione, iperattività) dalle difficoltà di apprendimento (scarsa motivazione che provoca disinteresse, difficoltà socio - culturali, frustrazione, rabbia ) indotti e provocati dall'ambiente che circonda il soggetto in educazione e formazione.
Le proposte pedagogiche presentano un contributo fondamentale su come si può lavorare sul potenziale di apprendimento e su quelle definite competenze trasversali tanto care al mercato del lavoro in età adulta (imparare ad imparare, problem solvyng, ecc ... ).
La Learning Educational presenta tanti aspetti che non possono essere stilizzati, categorizzati e generalizzati in quanto ogni persona possiede una storia a sè, nel senso che la risposta all'ambiente non è sempre la stessa ma inquadrabile nel vissuto di ognuno di noi.
Questo porta a difficoltà ad orientarsi nel groviglio di definizioni e problemi che si aggirano intorno ai disturbi di apprendimento, anche se la comunità scientifica è concorde nel riconoscere quattro categorie: dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia.
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